Alexia Tosco, Rappresentante dei Tecnici del Consiglio Regionale del CIP Piemonte

Una serie di interviste dedicata ai membri del Consiglio Regionale del Comitato Paralimpico Piemonte

Alexia Tosco, Rappresentante dei Tecnici del Consiglio Regionale del CIP Piem...

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Inauguriamo questo ciclo di interviste per conoscere meglio i Rappresentanti degli atleti e dei tecnici del Consiglio Regionale del CIP Piemonte.

Iniziamo con Alexia Tosco, Rappresentante dei Tecnici, psicoterapeuta e istruttrice Fin, Finp e Fisdir. Alexia lavora nella società sportiva Paideia Sport, all’interno del Centro Paideia

Alexia, quali sono le tue priorità per questo nuovo mandato all’interno del Comitato Paralimpico Piemonte?

Le mie priorità per questo nuovo mandato sono, innanzitutto, imparare, comprendere e approfondire la conoscenza dello sport paralimpico. Come priorità collettiva metterei al centro la parola promozione, dello sport paralimpico, delle discipline; aggiungerei la parola collaborazione, per quanto riguarda i tecnici delle diverse discipline e la parola formazione rivolta a tecnici ed atleti. Creare rete e contatti da condividere con la Giunta Regionale produce nuovi movimenti, importanti per continue evoluzioni.

Che importanza attribuisci alla collaborazione con enti locali, scuole e federazioni?

La collaborazione con enti locali, scuole e federazioni ha un’importanza fondamentale. Si tratta di un importante bacino di crescita e di possibilità di formazione d nuovi tecnici in ambito paralimpico. Cooperare permette la divulgazione, la conoscenza e la crescita futura del movimento paralimpico.

Ci sono progetti specifici che vorresti proporre o sostenere durante il tuo mandato?

Innanzitutto, come rappresentante dei tecnici, vorrei mettermi in ascolto dei tecnici: conoscere le loro esigenze, le criticità che riscontrano nel lavoro quotidiano, le risorse a cui attingono e ciò di cui avrebbero bisogno per lavorare sempre meglio. Questo ha importanza per fare rete e conoscere i reali bisogni dei tecnici piemontesi. Vorrei, in confronto con la Giunta e concordandolo insieme, costruire progetti di formazione, sia per quanto riguarda la disabilità che, per quanto concerne lo sport, creando collaborazioni con l’università e con le diverse federazioni, così che sia una formazione accessibile e riconosciuta. Questo permetterebbe la promozione delle attività paralimpiche e tecnici formati e preparati, anche da un punto di vista legislativo, in quanto, a partire dal 2025 è iniziata la programmazione che vede una rivoluzione nello scenario normativo in tema di disabilità, con attuazione nel 2026. Il decreto, su cui credo possa essere importante proporre una formazione specifica, fa riferimento a tematiche inerenti alla semplificazione dell’accertamento di invalidità, alla semplificazione delle visite di revisione, alle agevolazioni e ai bonus previsti per associazioni che promuovono i diritti delle persone con disabilità, un fondo per il sostegno alle associazioni e una riforma delle disabilità. In sintesi, il 2025 porta con sé un insieme di novità volte a migliorare la vita delle persone con disabilità, semplificando le procedure, aumentando il sostegno economico e promuovendo una maggiore inclusione sociale. Si tratta di una possibilità da condividere, tramite un confronto interno con la Giunta Regionale.

Quali azioni ritieni prioritarie per favorire una maggiore inclusione delle persone con disabilità nello sport?

Ritengo necessario fare promozione, permettere alle persone, di conoscere lo sport, l’attività paralimpica e le possibilità che esso comporta. Le Paralimpiadi di Parigi hanno portato una grande visibilità, ma ancora molto si può fare, partendo dal basso, dalle scuole, dai servizi del territorio, dai più giovani.

Come si possono superare le barriere ancora presenti tra sport, disabilità e società civile?

Con la conoscenza. Come esseri umani abbiamo timore/guardiamo male ciò che non conosciamo, ciò che è lontano da noi. Idealmente (e spero presto concretamente) bisognerebbe fare sport paralimpico a partire dalle scuole della prima infanzia, dovrebbe diventare vita quotidiana, più che la novità che si incontra ogni tanto.

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