Biografia

“Lo sport è divertimento ma anche adrenalina, agonismo e una energia pura che mi permette ogni giorno di sentirmi abile, forte e di superare la mia disabilità con orgoglio e con passione”. È una delle più grandi campionesse di atletica paralimpica della storia. La sua fonte di ispirazione? “Qualunque atleta che sappia prendere le difficoltà e le cadute e farne qualcosa di grande”. Nel 2007, un incidente in motorino le causa l'amputazione della gamba sinistra all'altezza del femore. Se non avesse fatto sport a livello agonistico avrebbe girato il mondo: “Avrei lavorato nel campo della cooperazione internazionale”. Fare l’atleta, però, le permette lo stesso di scoprire posti nuovi: “Posso interagire con persone di tutto il mondo”. Tanta la concentrazione prima di una gara: “Entro nell’armadio di Narnia, in un mondo particolare, dove si va a finalizzare il lavoro di anni”. L’avversaria che teme di più? “E’ Ambra, la mia compagna di squadra, perché per me rappresenta un grande stimolo”.

A Tokyo, Martina è stata protagonista di una splendida finale con Ambra Sabatini e Monica Contrafatto. Per lei è arrivato l'argento dietro alla Sabatina e davanti alla Contrafatto, cui si aggiunge il secondo posto nel salto in lungo: "Queste due medaglie d’argento per me valgono tantissimo in quanto arrivano alla mia terza Paralimpiade, dopo tanti sforzi e dopo che il livello agonistico è cresciuto".