Biografia

Lo sport entra nella sua vita in maniera casuale: “Dopo il virus che mi ha colpito a livello spinale, ho smesso di praticare sport”. A quel tempo Gabriele giocava a calcio. Di lì a poco Torino avrebbe ospitato i Giochi Paralimpici Invernali: “Le Paralimpiadi del 2006 sono state la molla che mi ha permesso di riprendere l’attività sportiva e di avvicinarmi alla disciplina del para ice hockey”. La sua fonte di ispirazione sono i compagni di squadra, “perché l’impegno che tutti mettono in campo mi spinge sempre a dare il massimo”. La finale per il terzo e quarto posto di PyeongChang nel 2018 ha rappresentato il momento sportivo più bello e, allo stesso tempo, quello più brutto. “Giocare quella partita è stata la gioia e la delusione più grande, ma lo sport è anche questo, bisogna accettarlo”. La serie tv che mi ha appassionato recentemente è Killing Eve con Jodie Comer e il film a cui sono più legato è L'anatra all'arancia con Monica Vitti e Ugo Tognazzi, maestri della comicità italiana. Della trasferta ama l’aspetto umano che si crea con i compagni: “Mi piace il fatto di vivere con loro tutto il tempo possibile, cementare il gruppo e amalgamare bene il nostro spirito sportivo”. La meta per un possibile viaggio? Gli Stati Uniti: “Mi piacerebbe visitare il Montana, rivivere l’esperienza che hanno fatto i miei nonni e riscoprire le mie origini”.