Biografia

“Lo sport è diventato un punto fondamentale della mia vita, perché grazie a questo sono riuscito a coronare uno dei miei più grandi sogni, quello di prender parte a una Paralimpiade”. Matteo Parenzan è stato uno degli atleti più giovani della Delegazione Italiana a Tokyo. Affetto sin dalla nascita da miopatia nemalinica, una malattia neuromuscolare caratterizzata da debolezza muscolare e da ipotonia, del suo sport dice: “Del tennistavolo amo l’integrazione”. Il suo idolo sportivo non è legato al suo sport: “Lebron James, senza dubbio, di lui apprezzo la sua enorme professionalità e lo spessore umano”. Il futuro, per Matteo, è qualcosa da scrivere un poco alla volta. Il momento più bello della sua carriera è legato alla vittoria nel torneo di qualificazione di Lasko, in Slovenia, un successo che gli ha spalancato le porte dei Giochi. Prima delle gare non osserva particolari riti scaramantici ma ama ascoltare musica anni ’80. “La notte prima della gara c’è tensione, inevitabile, una tensione che combatto parlando con qualche amico di tutto, fuorché di sport”.

“Resilienza vuol dire non buttarsi giù di morale dopo le sconfitte o i dispiaceri”. In occasione dei Giochi di Tokyo 2020 è stato portabandiera dell'Italia in occasione della cerimonia di chiusura.